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Maria Salomone

43° Congresso Ciesm: il racconto delle esperienze maturate dai ricercatori

Tanti i ricercatori del Dipartimento di Scienze Chimiche, biologiche, Farmaceutiche ed ambientali dell'Ateneo di Messina presenti al 43esimo Congresso Ciesm. A raccontare le esperienze da loro maturate è l'Avv. Silvana Paratore.

 

Al 43° Congresso della Commissione Internazionale per l’esplorazione scientifica del mar Mediterraneo, che si è svolto a Palermo nel mese di ottobre scorso, hanno suscitato notevole interesse le sessioni moderate dai ricercatori del Dipartimento ChiBioFarAm dell’Ateneo messinese diretto dalla prof.ssa Nunziacarla Spanò.


Ecco i nomi: Serena Savoca, ricercatrice senior in Ecologia; Carmelo Ilaria, ricercatore senior in Patologia Veterinaria;  Gioele Capillo, ricercatore senior in Zoologia; Marco Albano, ricercatore in Zoologia del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell'Università degli Studi di Messina. Tutti hanno tracciato un bilancio delle proprie esperienze in qualità di moderatori e relatori e operato un confronto proficuo con studiosi, colleghi ricercatori ed esperti di livello internazionale presenti a Palermo.


La prima ad illustrare la tavola rotonda - di cui è stata moderatrice su “Rifiuti marini e nano microplastiche” presso l’Oratorio di Sant’Elena e Costantino - la dott.ssa Serena Savoca. Alla sua sessione sono intervenuti:  Tiziana Agius che ha sottolineato come la distribuzione delle microplastiche sia stata valutata in modo completo negli ambienti marini maltesi attraverso il campionamento sistematico di acqua di mare, sedimenti e Holothuria; Neven Cukrov, che ha sostenuto come le microplastiche entrino nell’ambiente acquatico da una varietà di fonti, tra cui la decomposizione di detriti di plastica piu’ grandi, microsfere utilizzate nei cosmetici, nei tessuti e nei processi industriali.


Grazie alle loro piccole dimensioni, infatti, le microplastiche possono essere trasportate per lunghe distanze dalle correnti oceaniche e dalla circolazione atmosferica, il che determina la loto ampia distribuzione nell’ambiente acquatico. Altro intervento quello di Halim Aytekin Ergul che ha presentato uno studio sulle attività dei cantieri navali che possono contribuire all’inquinamento da microplastiche. “Il numero di particelle di microplastica nella regione dei cantieri navali – ha evidenziato - è significativamente piú alta rispetto ad una posizione vicina”. Da qui, la  necessità di stabilire sistemi di trattamento efficaci per prevenire l’inquinamento da MP che avrà origine dai cantieri navali.


Eva S. Fonfria ha riportato i risultati di uno studio sull’inquinamento da microplastiche condotto nelle acque del Nord Atlantico nel 2023; Andrea Paluselli ha fatto notare come la distribuzione verticale delle microfibre nelle masse d’acqua superficiali intermedie e profonde in diverse regioni del Mediterraneo è influenzata dal complesso schema di circolazione tipico del Mar Mediterraneo; Ana Raplijenovic ha esposto lo studio secondo cui le quantità di tracce di metallo si rileva immergendo varie plastiche a tre profondità e che l’assorbimento di ZN, CD, PD, Ni e CO dipendeva sia dalla durata dell’esposizione sia dagli strati stratificati della colonna d'acqua.


Richard Semperè si è soffermato sulla maggior parte delle plastiche contenenti una serie di additivi organici come esteri dell’acido ftalico o ftalati, esteri organofosforici o bisfenoli che vengono utilizzati per conferire proprietà specifiche alle plastiche commercializzate. A seguire il ricercatore senior in Patologia Veterinaria, dott. Carmelo Ilaria, ha raccontato il proprio vissuto congressuale palermitano e relazionato sulla prima segnalazione del Picornavirus della Pinna nobilis che colpisce la popolazione del Lago Faro: una specie unica originaria del Mar Mediterraneo, designata come specie protetta ed in via di estinzione dal 1992 ai sensi della Direttiva 92/43/CEE del Consiglio europeo. La Pinna nobilis è sempre più a rischio dal 2016 a causa di eventi di mortalità di massa che causano estinzioni locali in tutto il mar mediterraneo.


“Questa ricerca – ha sostenuto Ilaria - è stata volta a valutare lo stato di salute della popolazione di Pinna nobilis all’interno della riserva naturale di Capo Peloro in Sicilia conducendo un monitoraggio sanitario stagionale di esemplari locali durante il 2023. Questo studio ha segnalato per la prima volta la presenza di Pinna nobilis picornavirus nella popolazione del lago di Faro”.


In Sala Rossa, a Palazzo dei Normanni, altra sessione interessante quella sui progressi tecnici per le osservazioni marine moderata dal dott. Gioele Capillo, ricercatore senior in Zoologia. “Ad intervenire ai lavori –i dichiara Capillo - sono stati: Bruno Belloni che ha parlato della Cymodocea nodosa che si trova nel mar Mediterraneo e nell’Atlantico orientale e che probabilmente trae beneficio dal riscaldamento climatico; Bilge Durgut ha, invece, sostenuto come per valutare la biodiversità complessiva il mar Nero meridionale è stato campionato a dicembre 2022 e giugno 2023 da diverse profondità che rappresentano le condizioni ossigeniche uniche del mar Nero; Maria Teresa Farriols ha illustrato i risultati di uno studio sull’elevato numero di specie catturate con stime migliori di abbondanza e biomassa epibentoniche con Bt rispetto a GOC-73.


Tamar Guy Haim ha dichiarato come il metabarcoding del DNA dello zooplancton sia un potente strumento per la rilevazione precoce di specie non indigene con implicazioni per la gestione delle invasioni biologiche e dei rischi ambientali. Andrea Li Vorsi ha sostenuto come lo studio per la conservazione della biodiversità marina è sempre piu’ importante ed i dati provenienti dalla pesca possono contribuire a questo obiettivo.


Anna Schroeder ha affermato come l’analisi del DNA ambientale offra un approccio rivoluzionario alla valutazione della biodiversità marina fornendo un metodo non invasivo e completo per il rilevamento delle specie; Alen Soldo si è soffermato sulle praterie di Posidonia oceanica ampiamente riconosciute come l’habitat più ricco di pesci nel Mediterraneo. Infine, ad illustrare l’esperienza a Palermo, come moderatore della sessione Pesca ricreativa, il dott. Marco Albano, ricercatore in Zoologia del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell'Università degli Studi di Messina, che ha ricevuto quattro contributi da tre gruppi di ricerca, uno dalla Grecia, con due contributi dei Dott. Evanthia Karasavva e Anastasios Papadopulos, uno dalla Spagna della Dott. Morales-Nin e uno dalla Croazia del Dott. Pavicic, per un totale di 11 autori.


Le interessanti presentazioni si sono concentrate principalmente su dati statistici della pesca ricreativa dei paesi di provenienza dei ricercatori, che hanno analizzato diversi aspetti con spunti interessanti. Le due proposte del gruppo di ricerca greco hanno riguardato diversi aspetti della raccolta e dell'analisi dei dati relativi alla pesca ricreativa nel Mar Egeo settentrionale, nel primo caso, e confrontato due indagini telefoniche nazionali, come metodo di raccolta dei dati sulla pesca ricreativa, nel secondo. Lo studio della Prof. Morales-Nin ha analizzato alcuni aspetti sociali che determinano le preferenze per la pesca ricreativa in Spagna, dando luogo a un interessante speech sul ruolo, sottovalutato, delle donne in questo ambito ricreativo e di ricerca. Lo studio proposto dal gruppo croato ha esaminato le statistiche nazionali prese sul campo confrontandoli con i dati ottenuti attraverso un'indagine digitale.


L'aspetto comune che ha legato tutte le presentazioni è risultato essere l'analisi delle statistiche provenienti da diversi tipi di interviste sottoposte ai pescatori, che hanno evidenziato difficoltà nel confrontare aree o paesi diversamente evoluti da un punto di vista sociale. Dalla discussione comune, è emersa poi la difficoltà di raccogliere dati validi basandosi solo sulle interviste ai pescatori, e la distanza di visioni tra questi ultimi e la governance, che ancora affligge diversi paesi europei. Da questo punto di vista, è stato interessante apprendere come la Croazia potrebbe rappresentare un buon esempio per altri Paesi, con un settore pesca ricreativa oggi maggiormente regolamentato, che prevede una licenza di pesca obbligatoria e un giornale di bordo da tenere costantemente aggiornato da ogni pescatore ricreativo. Questo potrebbe certamente aiutare i ricercatori nella raccolta dei dati in modo più accurato.


Una discussione interessante ha riguardato la differenza di approccio a questo topic in base al genere. La Spagna in questo senso è il Paese europeo più rappresentato nella pesca ricreativa femminile e può fornire una visione innovativa e stimolante per gli altri paesi. Un altro aspetto, emerso in sede di discussione, è stato  quello relativo alla pesca ricreativa greca, influenzata dalle caratteristiche ambientali sia nei metodi utilizzati che nelle prede catturate. Infatti, l’insieme di diverse piccole isole e le diverse abitudini dei pesci lungo le coste greche, sembra sia un fattore determinante per i risultati dei pescatori ricreativi. Nonostante l'importanza del tema, fonte di dati essenziali per le acque marine costiere e interne, è stato evidenziato come esso sia ancora collegato alle difficoltà nella raccolta dei dati e nella standardizzazione tra i diversi paesi e metodi. Dalla discussione attivamente partecipata, si è palesata la volontà dei ricercatori del settore di trovare soluzioni condivise in questo senso, per migliori prospettive future nel Mar Mediterraneo.

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