Il consigliere comunale e capogruppo di FdI, Libero Gioveni, interroga il sindaco di Messina Federico Basile e l'assessore alle Politiche del Mare Francesco Caminiti specificatamente su
-quale sia il numero ufficiale delle imbarcazioni censite;
-i motivi per cui l'Amministrazione di Messina, nella certa previsione che tali operazioni avessero creato disagi alle località marinare, non abbia fornito preventivamente alcuna alternativa;
-a che punto sia l’iter avviato e in quali tempi si potrà concludere la vicenda nel duplice interesse delle parti.
La località di Torre Faro, come tutti i paesi con forte vocazione marinaresca, vanta una tradizione basata sulla piccola pesca e sulle arti marinare tramandate negli anni da padre in figlio, peculiarità che arricchisce i luoghi di mare e che crea valore aggiunto alla bellezza del nostro territorio.
La piccola pesca tradizionale che, nel passato, ha rappresentato la più grande fonte di sostentamento per i paesi costieri, ai giorni nostri non trova sbocco in termini commerciali. Infatti, le piccole imbarcazioni presenti sul litorale svolgono attività dilettantistica mantenendo però vive le tradizioni che fanno parte delle radici e della cultura dei “nostri posti di mare”.
Inoltre, questa attività tutt’oggi rappresenta un importante “ammortizzatore sociale”; basti pensare al pensionato che attraverso il proprio impegno col mare riesce a portare sulla propria tavola prodotti ittici a km zero, oppure a come il mare e le attività ad esso correlato attraggano sempre più giovani che s’impegnano in attività sane allontanandosi da ambienti o da attività certamente meno virtuose.
Dal punto di vista normativo, nonostante tali usi e tradizioni nascessero prima della legislazione demaniale, le piccole imbarcazioni erano in passato legittimate ad occupare porzioni di arenile grazie alla tassa di stazionamento, che però poi venne abolita.
Nello scorso febbraio 2024, come certamente si ricorderà, con l’operazione congiunta fra Capitaneria di Porto e codesta Amministrazione, intitolata “tolleranza zero”, si provvide alla rimozione di ogni mezzo idoneo al varo e all’alaggio negli arenili e ai mezzi necessari all’ormeggio all’interno delle barriere flangiflutti nella sola zona di Torre Faro.
Senza voler entrare nel merito o giudicare l’opportunità o meno di quelle azioni sicuramente nate per mettere ordine nel tratto di litorale di Torre Faro e bonificare dai rifiuti le acque, è evidente che in quel periodo di circa 1 anno fa in cui vi fu un dispiegamento di forze imponente che via terra comprese ruspe, camion attrezzati con gru, personale di polizia municipale, MessinaServizi e Polizia Metropolitana, mentre via mare l’intervento venne svolto con nucleo di sommozzatori e motovedette della Capitaneria, lasciò il paese incredulo, inerme e sbigottito durante quelle operazioni di sgombero.
L’intervento, di fatto, rese impossibile la fruizione delle imbarcazioni ai legittimi proprietari non avendo essi alcuna possibilità di movimentarle né a terra né in mare; inoltre, sia per la ridottissima dimensione dei cantieri nella zona e sia per i costi esorbitanti, non si è potuto provvedere a ricoverare le barche in strutture autorizzate.
Le comunità di Torre Faro, Ganzirri e paesi limitrofi chiesero e ottennero un incontro con codesta Amministrazione che si svolse all’Istituto marino nel mese di marzo, con una sala affollatissima essendo tanta la preoccupazione della popolazione per l’accaduto.
Fu allora che il Management municipale ha concordato un censimento che potesse dare la dimensione numerica delle piccole imbarcazioni sul litorale, così nel mese di giugno furono messi a disposizione gli appositi moduli presso Palazzo Zanca e le sedi delle Circoscrizioni.
Nonostante la palesata ricerca di una soluzione da parte di codesta Amministrazione, di contro l’operazione “tolleranza zero” venne ripetuta nel mese di luglio con dispiegamento di forze minori ma con un pattugliamento costante nelle settimane e nei mesi a seguire.
Ricorderete anche che attraverso l’impegno di un’associazione di diportisti, gli abitanti di Torre Faro e Ganzirri avviarono un’interlocuzione con le SS.LL., che culminò in una soluzione che potesse tamponare il problema in attesa dell’approvazione del PUDM da parte della Regione, ossia la richiesta al Demanio di una concessione in capo al Comune stesso, da affidare alla gestione di piccole associazioni senza scopo di lucro, prevedendo sia l’ormeggio negli specchi acquei sia la possibilità di tirare in secco le imbarcazioni; la soluzione avrebbe favorito anche il decoro e la pulizia degli spazi affidati alle associazioni, prevedendo dei regolamenti da osservare in ogni area assegnata.
Peraltro, il potenziamento dei ricoveri per barche e lo stazionamento in acqua avrebbero favorito anche le attività commerciali nascenti (come charter, noleggio, escursioni e diportismo), invece si è quasi giunti ad azzerare il settore che gravita attorno alla nautica, che per altre città sul mare rappresenta invece un volano economico e turistico.
Senza considerare, altresì, da informazioni personali assunte da qualche pescatore esperto del luogo, che i mezzi idonei al varo e all’alaggio sono dei semplici punti fissi costituiti da una tovoletta di legno di 50 cm interrata 60 cm, che evidentemente non costituiscono elementi o azioni punibili penalmente; così come i mezzi meccanici per l’alaggio sono costituiti da verricelli a 12 volt montati sulla prua delle imbarcazioni che agganciando il punto fisso a terra consentono di mettere l’imbarcazione in secco (quindi senza alcun manufatto sugli arenili).
In conclusione, Gioveni, trascorso circa 1 anno da quel primo evento, CERTIFICA che non si hanno ancora notizie ufficiali sull’iter in corso, sullo stato degli atti amministrativi e sui tempi di risoluzione della problematica.
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