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Marcella Ruggeri

Caos nella Sanità: Nuovo Tariffario Ministeriale scatena proteste e ricorsi. Pietro Miraglia denuncia: “Intollerabile”. Faraone: "Schillaci rimedi al pasticcio"  

La pubblicazione del nuovo Nomenclatore Tariffario Ministeriale, avvenuta sorprendentemente – ma con una mossa strategicamente studiata a tavolo dai governanti, alla vigilia di Natale, ha scatenato un autentico terremoto nel settore sanitario italiano, in particolare tra i laboratori d’analisi e le strutture accreditate.


Le nuove tariffe, che prevedono una drastica riduzione dei rimborsi per alcune prestazioni — fino al 30-50% —, hanno messo in ginocchio numerose strutture, soprattutto nel meridione come più volte denunciato da Pietro Miraglia, già Vice Presidente Nazionale dell’Ordine dei Biologi e Presidente Regionale del Sindacato Federbiologi. Questo provvedimento, descritto da molti come approssimativo e privo di una reale analisi economica, ha già avuto ripercussioni significative, portando molte realtà sanitarie a impugnare il decreto presso il TAR.

 

Il Ricorso e le Vicende Giuridiche

 

Numerose strutture di tutta Italia hanno fatto ricorso al TAR del Lazio per bloccare l'applicazione del Tariffario Ministeriale. Con una prima sospensiva favorevole alle strutture ricorrenti, il TAR aveva deciso di rinviare la discussione al 28 gennaio. Tuttavia, il Ministero della Salute, tramite l’Avvocatura dello Stato, ha impugnato questa sospensiva il 30 dicembre, chiedendo una revisione immediata. La richiesta è stata accolta dal TAR del Lazio, che ha sospeso a sua volta la sospensiva iniziale, mantenendo in vigore il tariffario e rinviando ogni ulteriore decisione alla discussione prevista per il 28 gennaio.

Questo caos giuridico ha generato disorientamento e difficoltà tra le strutture sanitarie, sia pubbliche che private, che non erano preparate ad affrontare una simile situazione. Le conseguenze si riflettono anche sulla qualità dei servizi resi ai cittadini, aggravando un già precario equilibrio.



Pietro Miraglia: “Una situazione intollerabile”

Pietro Miraglia, Presidente Regionale del Sindacato Federbiologi, si è espresso duramente sulla vicenda, definendola un’ulteriore prova della “mala sanità” e della mancata attenzione politica alle esigenze dei professionisti sanitari e dei cittadini.

Miraglia sottolinea: “Oggi ci troviamo di fronte a una situazione intollerabile: la politica nazionale ha scelto di abbandonare il meridione d’Italia, lasciandolo alla deriva. Non è più possibile tollerare che venga formulato un tariffario in modo superficiale e approssimativo, senza alcuna considerazione per i costi effettivi delle strutture sanitarie.”

L’accusa è chiara: il nuovo tariffario penalizza pesantemente le strutture del Sud Italia, già alle prese con enormi difficoltà economiche e organizzative. La decisione di applicare tariffe insostenibili rischia di compromettere la sopravvivenza stessa delle strutture sanitarie, costringendole a operare sottocosto. Questo, secondo Miraglia, non solo crea un divario tra le regioni, ma mina le fondamenta della sanità meridionale.

 

La proposta di Miraglia: risarcimenti e azioni collettive

 

Miraglia propone un’azione collettiva per richiedere un risarcimento per i danni subiti dalle strutture sanitarie del meridione, sottolineando l’urgenza di una mobilitazione unitaria. “Non possiamo più restare in silenzio mentre qualcuno sta cercando di distruggere il nostro lavoro. È ora di reagire, di far valere i nostri diritti e di difendere le fondamenta delle nostre strutture sanitarie,” dichiara.



 L’intervento politico: Davide Faraone e il richiamo al Ministro Schillaci

 

Anche Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera, ha denunciato la situazione. “È urgente che il ministro della Salute Schillaci intervenga per trovare un rimedio all'ennesimo pasticcio combinato dal governo. Sui tariffari degli ambulatori accreditati siamo al caos,” ha affermato Faraone, evidenziando come l’approssimazione e l’incapacità del governo abbiano trasformato un aggiornamento tariffario in una crisi gravissima.

Secondo Faraone, il rischio è che molte strutture sanitarie private, fondamentali per il sistema sanitario nazionale, possano chiudere i battenti, mettendo a rischio i servizi essenziali per i cittadini. La mancanza di una soluzione immediata, ha aggiunto, potrebbe rendere il mese di gennaio una “caporetto sanitaria”.

 

L’analista\biologo brolese conclude amaramente. Facciamo i conti con una Sanità in bilico

 

Il nuovo tariffario ministeriale ha messo in luce gravi lacune nella gestione della sanità italiana, evidenziando la necessità di una maggiore attenzione alle esigenze delle strutture sanitarie, soprattutto in regioni già fragili come la Sicilia. La mancanza di una visione strategica rischia di compromettere l’equilibrio del sistema sanitario, aumentando le disuguaglianze e peggiorando l’accesso ai servizi per i cittadini.

Ora, il settore attende con ansia la discussione del 28 gennaio, nella speranza che venga trovata una soluzione equa e sostenibile. Nel frattempo, la voce di professionisti come Miraglia e di politici come Faraone rappresenta un richiamo forte e deciso alla responsabilità e alla giustizia.

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