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Dimissioni Ospedaliere Protette (Chi si prenderà cura delle persone fragili e sole?)

Un tema che oggi è poco affrontato, se non fra gli addetti ai lavori, è quello relativo alle dimissioni protette post ricovero ospedaliero dei soggetti fragili e soli.

Eppure è un problema che sta diventando sempre più importante.

Ad oggi si stima infatti che più del 20% dei cittadini fragili e anziani, che vivono da soli, dopo le dimissioni ospedaliere, essendo ancora bisognoso di continuità di cura, medica e/o infermieristica, in assenza della famiglia che possa prendersene cura, è costretto al ricovero presso Istituti di riabilitazione, Hospice, Istituti di Riposo.

Da un lato il progressivo invecchiamento della popolazione, dall'altro la sparizione della cosiddetta famiglia allargata e lo sfilacciamento di molte famiglie, spesso per separazioni e divorzi, sta provocando nella nostra cosiddetta Società moderna, un bisogno finora inespresso nel nostro Paese.

Il PNRR, stanzia 60 milioni per questo, configurandolo come LEPS ( livelli essenziali delle prestazioni sociali).

Inoltre, questo tipo di prestazione fa infatti parte dei LEA ( livelli essenziali di assistenza).

Dunque per coloro che si trovino in questa triste situazione l'Ospedale coni Servizi Sociali Territoriali Integrati, dovranno predisporre un piano di " continuità di cure" e presa in carico del soggetto, attraverso le suddette strutture.

Il Servizio però è erogato oggi a macchia di leopardo, e con enormi divari fra Sud e Nord ( come sempre ahimè), e comunque al max per 60 gg,.

Fortunati coloro che potranno ricevere tali prestazioni a domicilio tramite uno Staff Professionale misto , sanitario e sociale.

Si stima che solo il 30 % di queste persone sarà assistito al proprio domicilio,

( ad esempio dati ULS di Verona 2022 su 5.000. richieste).

Gli altri andranno accompagnati, se la famiglia non saprà o potrà prendersene cura, o in assenza della stessa, nelle summenzionate apposite strutture, spesso anche oltre le uls di appartenenza territoriale.

La misura però oggi è molto frammentata.

Dipende dalle varie ULSS, dai Comuni, dalla disponibilità dello Staff di assistenza, dai finanziamenti Regionali, da protocolli fra medici di Medicina generale e Servizi Territoriali integrati, etc, etc,,,

Si assiste dunque ad una situazione difficile ed alquanto diversificata nei territori, che provoca disagi e forti disuguaglianze.

E' auspicabile quindi che, come previsto dal DPCM del 2019 - Art. 22 , e dagli obiettivi del PNRR entro il triennio, si realizzino i COT ( Centri Operativi Territoriali) , almeno 1 per ogni Distretto Sanitario.

In ogni caso quel che si pone di fronte a noi è anche un problema che investe la stessa attuale organizzazione dei modelli sociali.

Una organizzazione che nei prossimi mesi non potrà fare a meno anche degli istituendi "Ospedali di Comunità", sia per avvicinare la persona al proprio territorio, sia per poter offrire servizi di medicina di base e di "cure intermedie e a bassa intensità clinica", diminuendo la pressione negli ospedali di cura generale, oltre che poter alternare il soggetto fra il proprio domicilio ed i Servizi di prossimità sanitaria e sociale, con evidenti benefici per tutti.

Un impegno che deve necessariamente ricevere la collaborazione fra tutti i soggetti operanti nel settore, rafforzando la collaborazione fra il Sistema Sanitario e quello Sociale.

Purtuttavia una attenta riflessione andrà rivolta anche alla Organizzazione dei tempi di lavoro e di gestione familiare, consentendo ai Caregiver, spesso donne purtroppo, di poter conciliare i propri tempi di vita, assicurando nel contempo, anche nei Contratti Aziendali, misure di Welfare ed agevolazioni fiscali ed integrazioni salariali, per la famiglia che si prende carico di queste persone fragili e anziani.

Tema che coinvolge anche la prospettiva di un nuovo modello di famiglia, che senza arrivare ad ipotizzare il ritorno alle belle vecchie famiglie allargate, cominci a pensare a residenze condivise, case multifamiliari, lotti residenziali per famiglie, predisposti dai Piani Regolatori dei Comuni, con agevolazioni sui costi, o mediante la costruzione di nuove abitazioni in co- housing fra anziani stessi di auto-aiuto e apporto solidale.

Insomma il vivere di oggi in funzione di quando saremo inevitabilmente fragili anche noi, può diventare un nuovo modello sociale, anche al fine di preservare la coesione familiare, oggi così tanto in crisi.

Realizzazioni future, che potranno produrre anche enormi risparmi di spesa, in campo sanitario, sociale, domestico, anche alla luce di bilanci Statali che diventeranno forse sempre più magri.

28 Gennaio 2024

Sebastiano Arcoraci







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