Maria Grazia Cutuli era inviata del «Corriere della Sera» in Afghanistan.
Giornalista di origini catanesi, attenta e senza filtri, amava raccontare la realtà per come era, restituendo spaccati di realtà feroci, come quelle dei paesi in guerra, con una particolare attenzione alle donne afghane. Ricorre, oggi, l'anniversario della sua morte.
Grazia perse la vita, 23 anni fa, in un agguato messo a segno da talebani, lungo la strada che collega Jalabad a Kabul. Grazia e tutti i colleghi giornalisti che erano con lei in auto in quel momento vennero uccisi da raffiche di kalashnikov.
Non fu un agguato a scopo di rapina, quello in cui la catanese perse la vita, come qualche giornale scrisse all'inizio e come emerse nelle prime inchieste, ma un omicidio politico secondo la sentenza emessa dalla Corte Suprema di Cassazione nel 2004. Emerse, infatti, che i talebani uccisero per dimostrare che erano ancora in grado di controllare il territorio.
Biografia:
Si laurea in Filosofia con una tesi su Michel Foucault, poi le prime collaborazioni giornalistiche, prima al quotidiano *La Sicilia", poi all'emittente televisiva Telecolor. Alla fine degli anni '80, dalla Sicilia si trasferisce in Lombardia, alla “Milano da bere”. Collabora con i mensili "Marie Claire" e "Centocose", poi con il settimanale "Epoca" fino alla chiusura della storica testata per la quale scrive reportage dalla Bosnia al Congo, dalla Sierra Leone alla Cambogia. Si trasferisce a New York, dove frequenta un corso di peacekeeping delle Nazioni Unite, al termine del quale parte come volontaria per il Ruanda con l'Alto Commissariato per i diritti umani.
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