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La Montagna ha partorito un topolino





Dopo quasi 7 anni dai Referendum svolti in Veneto e Lombardia sull'Autonomia Regionale, alle quali, successivamente, giungeva anche la richiesta dell'Emilia Romagna, e, dopo tre anni e mezzo dall'arrivo in Commissione Parlamentare della proposta di Legge, finalmente, ieri, il Senato ha approvato la Legge di Attuazione dell'Autonomia differenziata per le Regioni a Statuto Ordinario.

L'intento dei Referendari e dei Partiti che avevano sostenuto la Proposta di Legge era di parificare le regioni Ordinarie a quelle a Statuto Speciale, anzi rafforzandone ancor di più i poteri nelle materie di loro competenza.

D'altronde l'Art. 5 della nostra Costituzione Repubblicana, già nel '48 l'aveva prevista

( l'Autonomia) nel suo dispositivo, ribadendo però che "l'Italia è una e indivisibile".

Tant'è che nel 2001 si attuò la Riforma del Titolo V° della Costituzione riformando l'Art. 16 della stessa stabilendo che per le materie non strettamente di competenza dello Stato, ( Politica Estera - Moneta - Giustizia- Sicurezza , Immigrazione), le stesse sarebbero state affidate appunto alle Regioni.

Dunque quello di oggi rappresenterebbe semplicemente l'arrivo al traguardo finale dopo tutte queste tappe che si son succedute nell'arco dei 23 anni trascorsi dalla Riforma del titolo quinto e dalle più recenti ed approfondite discussioni nelle apposite Commissioni Parlamentari.

Però, e sottolineo però, come spesso accade in Italia, il Paese non riesce a fare, soprattutto negli ultimi 30 anni, nonostante i nobili propositi della sua classe Politica, una Legge decente che sia una.

Non si spiegherebbe altrimenti del perché più di un terzo dei Senatori ieri ha votato contro, anche di quelli che in tempi non sospetti, si eran dichiarati favorevoli.

Infatti il motivo non può essere quello del solito gioco delle parti, per cui, naturalmente l'opposizione di turno, vota contro una Legge, per la sola ragione di andare contro il Governo, sempre e comunque.

Probabilmente il motivo sta, anche, nel fatto appunto, che la montagna, ancora una volta ha partorito un topolino.

Le premesse erano ben diverse infatti.

Molti cittadini, compreso me, ai Referendum votarono convinti e compatti ( in Veneto, circa il 60%) sulla intenzione di dare più poteri alle Regioni, specie in materia di Sanità, Istruzione, Trasporti, Edilizi, Formazione, Tributi etc.... .

Quel che sorprese allora non fu solo la massiccia affluenza alle urne, specie ai Referendum, spesso infatti senza raggiungimento del quorum minimo, ma che il voto favorevole furono espressione di orientamenti politici trasversali, da destra a sinistra.

In Lombardia i sì al Referendum furono addirittura il 95%.

Ed allora, fermo restando, che la Legge appena varata, se confermata dall'altra Camera, influirà soprattutto sulle Regioni Ordinarie, essendo le altre 5 a Statuto Speciale, per le quali occorrerà una Legge di Revisione Costituzionale, con maggioranza rafforzata, io penso che quella di ieri, seppure rappresenti, un buon inizio, debba essere migliorata, e su molti aspetti, visto che evidentemente le originarie attese sono state tradite.

E la delusione traspare nettamente dalle giuste critiche sollevate sulla Legge in questione sui seguenti punti:

  • Mancata definizione dei LEP ( livelli essenziali delle prestazioni);

  • Mancanza di risorse per finanziarne la piena attuazione;

  • Mancata definizione di un "fondo perequativo" ad equilibrare gli attuali dislivelli Regionali ;

  • Tempi lunghi per la sua attuazione ( ben 2 anni )

  • Necessità di Intese preliminari fra Regioni e Stato ( Art. 8 ).

Sebastiano Arcoraci ( opinionista- scrittore)

24 Gennaio 2024






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