L'arresto dopo 30 anni di latitanza del capo mafia, Matteo Messina Denaro, nei giorni scorsi mi ha indotto a scrivere al Sindaco di Campobello di Mazara, e per esso ai miei compatrioti Siciliani.
Una lettera aperta, che ho inviato anche ai maggiori organi di informazione Nazionali e Locali, ove gli chiedevo, di Deliberare la de-mafizzazione del Suo Comune, anche per far esaltare la voce della stragrande maggioranza dei suoi concittadini, che a differenza di una sparuta minoranza di "vecchi" del paesino, hanno inneggiato all'arresto, applaudendo le forze dell'ordine e lo Stato.
Ad oggi non mi ha risposto, ma son sicuro che Egli rappresentando la parte sana di Campobello e della Sicilia intera, saprà trovare la via giusta ad un riscatto del suo Comune infettato dalla presenza del Boss Mafioso e di suoi pochi seguaci.
Ma in questi giorni, come era facile aspettarsi, a causa di questo eclatante episodio di cronaca, è sorto un certo dibattito in Sicilia sul tema relativo all'assenza dello Stato nell'Isola e ad una richiesta invece di maggior presenza di questi.
Colpito da queste richieste , apparse anche sui maggiori Social, mi sto chiedendo, da alcuni giorni, se queste siano davvero "ragionate" e sentite, o fonte di una risposta, del tutto emotiva, originata soprattutto da una forte delusione della stragrande maggioranza degli Isolani, che lamenta la perdurante assenza degli Organi Statali in Sicilia.
Dico questo perchè vorrei capire se si chiede una maggior presenza dello Stato dal punta di vista militare e delle forze dell'Ordine, per assicurare una normale vita quotidiana, senza il ricatto e la violenza mafiosa, oppure una presenza Istituzionale, organica, continua e proficua, per rilanciare l'economia Siciliana e promuovere una nuova cultura d'impresa che alimenti il benessere dei cittadini Siciliani e la affranchi da un suo attuale sottosviluppo, che in termini di PIL, ad esempio, la relega negli ultimi posti fra le Regioni d'Italia; o se la si chieda per entrambi i motivi.
Registro, deluso, una assenza nel dibattito dei grandi opinion leaders , o della classe intellettuale dell'Isola, che pure povera non è.
E non parlo della solita Questione Meridionale, posta già dal dopo Novecento, culminata con l'Istituzione della Cassa per il Mezzogiorno, nata nel 1950, foriera di nuove misure di finanziamento per la crescita del Sud , e dunque anche della Sicilia, ma anche di fenomeni corruttivi che per molti versi ne decreteranno poi la fine, ad Agosto del 1984, ( sostituita poi dall'Agenzia per il Mezzogiorno, cessata anch'essa nel 1992), ma di quella Questione nata subito dopo l'Unità d'Italia che, anzichè favorire processi omogeni politico-sociali, dell'intero Paese, paradossalmente, ampliò il divario Nord-Sud, cosi come molti autori importanti avranno modo di dimostrare.
De Felice in particolare enunciava i principali fattori di depredazione del Nord verso il Sud che prima dell'Unità poteva contare su:
- La maggiore Flotta Mercantile del Paese,
- Una Banca Autonoma di Sicilia prosperosa,
- Deposito oro -lire di gran lunga superiore al resto del Paese,
- La maggior produzione di zolfo a livello europeo,
- Florido mercato Agricolo e Ittico,
- Florida attività Cantieristica e Navale,
- Primato nella meccanica, Chimica ( Montecatini) , del Cotone, Seta, Lino e Vini,
- Aree fortemente sviluppate, sopra la media delle Regioni del Nord, di Palermo e Catania,
- Alta quotazione dei Titoli di Stato,
- Minor carico tributario Erariale,
- PortoFranco di Messina, solo per citarne alcuni.
Poi, insiema alle rimesse degli emigranti, che furono utilizzate per finanziare le industrie del Nord, la decisione di privilegiare il Triangolo Industriale Milano- Torino- Genova, e la legge sul corso forzoso della moneta, avrebbero definitivamente sottomesso la Sicilia, e subordinato il Sud in generale, all'economia Nordista.
Di recente però, un libro di Di Rienzo, sottopone ad una rivisitazione tale narrazione neo- borbonica, che evidenzia, quali veri motivi del declino, il forte analfabetismo nell'Isola ( 81% contro il 54 al Nord) , assenza di vere Industrie Motrici , fenomeno del brigantaggio e, a seguire, del reticolo mafioso e criminale, che avrebbe pervaso l'Isola, di una sorta di sub- cultura fatta di reticenza e connivenza, arrestandone precipitosamente lo sviluppo e depredando le risorse a favore dei grandi latifondisti terrieri, e di una sparuta minoranza nobiliare e borghese, che la avrebbero assoggettata al loro potere, allontanandola dai nuovi processi di sviluppo democratico, sociale ed economico, che stava affermandosi al Nord.
In ogni caso, ed a qualsiasi narrazione ci si voglia attenere, quel che appare veritiero è che da quel momento nei Siciliani prevalse una sorta di ribellione alla restaurazione post Garibaldina, impregnata di un forte rancore verso lo Stato Unitario.
Il punto allora è, a mio avviso, ed è un punto grave, che anche all'indomani dello Stato Repubblicano, post resistenza, la cultura dell'Isola non sarebbe cambiata affatto, anzi, il senso anti Stato avrebbe sempre pervaso il modo di vivere quotidiano nell'Isola, oltre che il suo agire politico.
Ad eccezione di pochi esempi di classe dirigente politica di grande livello, i Liberali Malagodi e Martino, il Repubblicano Nucara, i Socialisti Recupero, Capria, Nicola Fulci e Salvatore Lauricella, i Democristiani Santalco, Mattarella, i Comunisti Macaluso, Pio La Torre, e altri pochi esponenti politici dell'Isola seppero tutelare gli interessi dell'Isola e degli Isolani, assuefatti alle logiche centraliste e alle prebende di facile preda, dimenticarono il loro impegno con gli elettori, assistendo inermi alla divaricazione, ormai profonda fra Regioni Ricche e Regioni sottosviluppate.
Forse è proprio questa la più onesta chiave di lettura degli ultimi decenni.
Ed allora, quando oggi , molti Siciliani, miei compatrioti, rivendicano una maggior presenza dello Stato cosa intendono?
Se lo Stato vuol dire Prefetture, Regione, Enti Locali Anas, ed ogni Organismo rappresentativo dello Stato Istituzione, non vi è dubbio della loro presenza, che così come al Nord, operando ognuno nei propri ambiti di competenza, svolgono attività importanti, come ad esempio la composizione dei conflitti aziendali e lo stato di crisi, con la mediazione dei Prefetti, o la Regione con la miriade di Leggi che destinano risorse allo sviluppo del territorio, gestendo la Sanità, l'Istruzione ( in parte) e la formazione professionale, o i Comuni che amministrano le risorse dei propri cittadini, manutentando le strade, realizzando asili, gestendo i servizi sociali, realizzando iniziative culturali, etc, o le Province con il compito principale di gestire e realizzare nuovi istituti superiori scolastici, o l'Anas che cura lo sviluppo delle reti Stradali e la loro manutenzione.
E' questo che si intende per Stato?
O è la presenza militare e delle forze dell'ordine che assicurano il rispetto delle regole
di civile convivenza, amministrare la Giustizia e assicurare che i criminali siano ospitati nelle patrie galere?
Anche questo Stato securitato però esiste ed è sempre esistito nell'Isola.
Ed in più occasioni, vedi il Generale Dalla Chiesa, o i Magistrati ( 2 per tutti) Falcone e Borsellino sono stati presenti, anche a costo della loro vita in Sicilia, per non parlare dell'Operazione Vespri Siciliani dal 1992 al 1998 , in cui si sono avvicendati 150.000 militari che arrestarono migliaia di mafiosi e criminali, con i successivi maxi processi.
Vero è che Dalla Chiesa fu lasciato un pò da solo trovando a Palermo un clima freddo per usare una metafora, e che anche Falcone e Borsellino, specie a Roma, trovarono molti ostacoli, mentre Palermo fu con loro più calorosa, ma in ogni caso si trattava di veri e propri fuoriclasse .
dunque lo Stato aveva puntato sui migliori non certo delle riserve.
Fu invece, la Mafia, ancora più agguerrita e spietata, che impaurita da questi grandi uomini, e dalle loro azioni, spiegarono mezzi inusitati per annientarli.
Lo Stato c'era , anche se ancora oggi molti misteri restano, ed infiltrazioni di Organi Segreti e devianti dello Stato stesso ebbero il loro ruolo ancora oggi inesplorato, ma che fiaccarono, in qualche modo, la forte mobilitazione, anche di popolo, che si era mobilitata contro il fenomeno mafioso.
Eppure, ripeto, lo Stato con le sue Istituzioni c'era.
E allora di quale Stato si parla?
Anche lo Stato Sociale ha di recente assicurato benefici a migliaia di famiglie con l'attribuzione del Reddito di Cittadinanza o con i numerosi assegni per pensioni di invalidità, a volte abbondanti e poco verificate.
Di quale forma di Stato dunque si rivendica una maggior presenza nell'Isola?
Io, confesso di non averlo ancora capito bene.
Spero però che l'arresto di Matteo Messina Denaro apra un vero dibattito su tale questione, non abbassando la guardia perchè la mafia esiste ancora ed oggi, credo stia aspettando di riorganizzarsi e di trovare un altro Capo dei Capi, un'altra rinnovata Cupola.
Gli intellettuali, gli operatori sociali, la classe politica, gli imprenditori, le categorie Sociali, i soggetti educanti, compreso la Chiesa, si sporchino finalmente le mani e dicano quel che pensano, ma soprattutto quel che intendono fare da oggi in poi.
Lo devono alla moltitudine di Siciliani che in questi giorni, ma forse danni, inascoltati, rivendicano giustizia, progresso sociale, merito e competenza.
Non credo però, visto l'altro grande dibattito di questi giorni, sull'Autonomia e il Federalismo, che la strada giusta sia quella del no ad ogni costo,
Non credo che la Sicilia abbia alcun guadagno nel rifiutarla a priori, temendo di aumentare ancor di più il divario con le Regioni ricche del Paese.
Anzi, credo sia salutare, la sperimentazione di forme differenziate di federalismo, purchè siano pre ordinati ed assicurati i Livelli minimi di prestazioni ( LEP) , sia nella Sanità, che nel Sociale che nella Istruzione e nella Fiscalità, con l'aggiunta di
una misura di riequilibrio distributivo di risorse economiche aggiuntive a favore delle Regioni più deboli, come in Germania.
Sarebbe un errore, a mio avviso, attardarsi su posizioni difensivistiche a tutela di politiche assistenzialiste, queste sì, che lascerebbero inalterato il quadro attuale, forse addirittura inasprendolo a svantaggio dell'Isola.
La Sicilia ha tutti i mezzi, le risorse, le intelligenze, la creatività, le competenze e l'orgoglio dei suoi cittadini , per far bene, ed anzi per affrancarsi definitivamente dall'asservimento allo Stato Centralista, quello degli aiuti a pioggia e dei bonus, quello delle prebende e delle promesse di posti di lavoro che mai arriveranno.
Si rafforzi la partecipazione dei cittadini, si abiuri il familismo ed il favoritismo, si punti sulle nuove generazioni e sulle donne, scevri da queste insane abitudini.
Si cominci a pensare che ciò che è di tutti è di ognuno, e non di nessuno, prendendosene cura con dedizione ed impegno civico, si denuncino gli abusi quotidiani della mala gestione politica in molti Enti istituzionali, si rinunci al favoritismo, sradicando il malaffare, sin dalle sue origini, si punti sulla scuola e sulla formazione, le sole voci educative libere ed indipendenti, fucina per molti giovani che rifiutano questa sub cultura dell'omologazione al ribasso, all'arrendevolezza e pessimismo.
Anche sullo sviluppo economico, si percorrano nuove strade:
si punti sull'agro alimentare, la portualità, il diportismo, il turismo, l'industria green, il settore ittico, il conserviero, il manifatturiero di lusso, la cultura e i beni culturali di cui è stra-ricca, dimostrando, con un colpo di reni e raccogliendo le migliori energie dell'Isola, che La Sicilia può posizionarsi fra le prime Regione d'Italia.
Il resto, frustrazione e piagnisteo compresi, lasciamolo a coloro che su questo hanno lucrato per centinaia di anni, ammorbando con la loro sub- cultura, le grandi potenzialità di una terra meravigliosa e con voglia di fare.
Ci avvinghi sempre un principio, che ha in sè, dai tempi di Russeau, un forte valore rivoluzionario :
"lo Stato siamo noi".
pd 29 Gennaio 2023
sebastiano arcoraci
Opinionista- Scrittore
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