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Monta la protesta giovanile nelle Università - No alla sola politica dei manganelli

Ormai è cronaca quotidiana:

In molte Università i giovani organizzano proteste con sit-in, volantinaggi, assemblee, che spesso si concludono con tafferugli e scontri.

Ma quali sono i temi su cui oggi i giovani chiedono di essere ascoltati?

Ed è giusto che le uniche risposte che arrivano dalle Istituzioni siano quelle del "respingimento", o delle cariche di alleggerimento al fine di disperderli?

I temi scelti oggi da questo neonato movimento giovanile, fatto da molte e variegate frange, ( leader di liste presentate alle elezioni studentesche come l'UDU, - gli Eco- attivisti- gli aderenti alle organizzazioni giovanili dei Partiti- il Movimento di Greta Tunbergh- ex del Movimento delle Sardine, quelli di Mobilitazione Universitaria, quelli di Ultima Generazione, etc.. ), sono quelli attuali del Cambiamento Climatico e quello ancor più attuale della Pace, ma vi sono anche quello della Cura del Benessere Collettivo, come emerso, da ultimo, ieri al Bò - sede dell'Università di Padova.

I giovani chiedono in sintesi che sia loro assicurato realmente il diritto allo studio, e che sui temi del sapere, l'Università riacquisti quel ruolo di guida, orientando le scelte della Politica, organizzando Seminari, Convegni Internazionali e Simposi ove l'Università si faccia promotrice dei nuovi modelli da applicare ai mutamenti sociali, economici, ambientali.

Richiesta sacrosanta a mio parere, troppo spesso inascoltata dai Rettorati e dal mondo accademico, che preferisce essere autoreferenziale, o parlarsi attraverso riviste scientifiche autorevoli, esautorando il pensiero critico dei giovani ed il loro apporto culturale sui temi oggi divenuti nevralgici , come quello del riscaldamento globale.

Spesso Cittadelle nelle Città stesse, vivono, a volte, avulse dal contesto urbano e sociale, senza contaminarsi minimamente con gli afflati di cambiamento che promanano dalla Società Civile in cui hanno sede.

Eppure dovrebbe essere questa la mission della Istituzione più alta della cultura italiana.

Invece, spesso poco accoglienti, con aule di studio insufficienti, mancanza di alloggi per gli studenti, con servizi non di qualità, orari delle lezioni impossibili e , con rette, che ormai per molte famiglie son divenute insostenibili, svolgono un ruolo di trasmissione del sapere vecchia maniera, ego - centrata e in molte situazioni persino di tipo baronale.

Non ci sorprenda dunque la richiesta giovanile di essere protagonisti del loro destino che inascoltati, pongono per prima proprio a chi dovrebbe formarli e farli diventare nuova classe dirigente del Paese.

Semmai chi di dovere, in primis il Ministero dell'Università , e poi i Rettori e i Consigli di Facoltà, e la Politica, comincino ad interloquire con loro, fissi dei tavoli Istituzionali di confronto prima che la protesta esploda e surriscaldi ulteriormente il clima già pesante ed ansiogeno di oggi.

Sul tema della Pace, in particolare sul conflitto Arabo/ Israeliano, credo invece che i Giovani sbaglino nel chiedere che le Università chiudano il dialogo e la cooperazione con l'Università di Israele, non partecipando all'apposito bando Maeci previsto per la collaborazione inter- Universitaria Internazionale.

L'università infatti è il luogo principale ed unico forse in cui deve prevalere sempre il confronto fra posizioni diverse, anche culturali, ed il dialogo costante, il solo che arricchisce il pensiero critico di ognuno e della collettività.

Se è la Pace l'obiettivo dei giovani, come io credo, comprendano che non vi può essere luogo migliore di quello scientifico e culturale come è l'Università, e che questa non può essere luogo di scontro e di separatezze, ma al contrario di incontro .

Bene fanno dunque le Università che fermamente han rigettato in queste settimane tale richiesta ( Pisa- Firenze - Roma La sapienza ).

Non per questo comunque le Istituzioni si sentano legittimate ad usare un approccio unicamente securitario, adottando misure unicamente repressive, come di recente avvenuto anche a Padova, durante un loro semplice sit- in dimostrativo nei confronti dei giovani di Ultima Generazione, e di un cronista del Mattino, con l'inspiegabile suo "fermo" in Questura" .

Tale risposta di solito porta effetti nefasti, allontanando definitivamente la fiducia nelle Istituzioni dei giovani, oltre a porsi illegittimamente nei confronti della libertà di stampa, garantita dalla nostra Costituzione , ( nel caso del fermo del giornalista), e, a troncare ogni possibilità di confronto intergenerazionale, strada che porta irrimediabilmente alla ribellione .

Vanno piuttosto isolati i più estremisti e violenti, che certamente, anche in questi frangenti, cercheranno di infiltrarsi, per fomentare l'odio sociale tipico di questo segmento di facinorosi che si riconoscono da tempo nelle varie formazioni dei cosiddetti " antagonisti".

Una Società Civile e moderna deve saper cogliere le spinte di rinnovamento, insite per natura fra i giovani, cercando anzi di trasformarle in azioni di cambiamento positive per assicurarsi essa stessa un buon, pacifico e prosperoso futuro .

sebastiano arcoraci - 17 Aprile 2024 -









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