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Stop ai Leader pigliatutto!

Il dato eclatante della diserzione di massa degli elettori alle recenti elezioni in Emilia Romagna, ha evidenziato, a mio parere, la necessità di ridare un ruolo attivo alla Politica, sia nelle sue rappresentanze tradizionali in forma di Partito, che attraverso un nuovo protagonismo dei corpi sociali intermedi, quali l'Associazionismo, le Categorie produttive e sociali, i Movimenti Civici, il Sindacato, i Comitati, il Volontariato.

Dal dato emerge infatti una mancata, e, insufficiente mobilitazione di queste realtà, che, evidentemente, non sono riusciti, o non hanno avuto lo stimolo necessario, per coinvolgere le migliaia di persone, che quotidianamente incontrano, ad esercitare il loro diritto- dovere di voto.

Quel che emerge, di recente, infatti, e, non solo in Emilia Romagna, che molti cittadini, ormai 1 su due, non si sentono rappresentati da questa classe Politica, e, ancor peggio, sentono che il loro apporto alle urne, è del tutto vanificato dalla scelta, riservata alle poche mani dei Leader, che ormai, decidono, spesso nelle stanze del "potere", nei palazzi bui di Roma, ogni aspetto della loro vita quotidiana.

Un "sentiment" di impotenza, che si sta radicalizzando sempre più, con il rischio che si consolidi, nel prossimo futuro una falsa rappresentazione della DEMOCRAZIA, così come l'abbiamo conosciuta.

Un tema dunque che ci coinvolge tutti e che sarebbe bene affrontare subito, prima che diventi ancor più profondo il solco che divide i cittadini dalle Istituzioni.

Occorre pertanto realizzare forti cambiamenti nel processo di formazione della volontà Politica.

Innanzitutto, per l'aspetto relativo ai Partiti, è necessario ridare loro un ruolo di protagonista, così come la stessa Costituzione Repubblicana, prevede all'Art. 49, purché siano aperti e permeabili, rispetto alla richiesta di partecipazione, che viene soprattutto dai giovani e dalle donne, spesso ritenuti semplici ancelle, o relegati fra le formazioni giovanili degli stessi Partiti.

Un altro elemento che, a mio parere, in questi anni, ha deteriorato la loro funzione vitale nella Società, è l'aver sommato il ruolo di Leader con quello di Partito.

Tale anomalia, peraltro tutta Italiana, si evidenzia soprattutto, con gravi danni, allorquando quegli stessi Leader di Partito sommano tale carica con quella di Premier o di Ministro della Repubblica, indebolendo fortemente il normale dibattito politico, accentrandolo soprattutto nello scontro che spesso allontana appunto gli elettori dalle urne.

E, se per certi versi, tale situazione, rafforza i Governi, per l'implementazione del grado di autorevolezza, dei Governi così fatti, dall'altro lascia scoperto un nervo importante nell'agire Politico, creando un vuoto, e una deminutio capitis, del ruolo, insito nella funzione primaria che normalmente deve svolgere un Partito.

Accade cioè che l'azione di aggregazione e di ricerca del consenso fra i cittadini, la programmazione e le proposte Politiche su cui raccogliere il consenso degli elettori, venga meno, svilisca gradatamente, fino a sparire del tutto, concretizzandosi solo in mera attività interna e lotte intestine di potere.

Esempi diversi, e virtuosi, invece avvengono vicini a noi, in Europa, sia in Francia, che i Germania, o Inghilterra, e un certo periodo anche in Spagna, quando a guidare il Partito Socialista Spagnolo e' stata Cristina Nardona, mentre premier era Pedro Sanchez.

Infatti sia in Germania, dove il Cancelliere è Olaf Scholz, dell'SPD, mentre Segretario dello stesso Partito del Premier ( SPD), è Matthias Miersch, che in Francia, dove Segretario dello stesso Partito del Leader di Francia, (Renaissance) è Stephane Sejornè, e Presidente è Manuel Macron, o in Inghilterra, che ha come Premier Keir Starner, del Labor Party, ma come Segretario del Partito laburista, ha David Evans, ciò non avviene.

In Europa cioè non accade quel fenomeno dell'accumulo di due cariche importantissime, garantendo un equilibrio fra azione di Governo e azione Politica.

Ciò oltretutto, a mio parere, è di maggior sostegno ai propri rappresentanti al Governo, o agli stessi Premier, specie, nei momenti in cui, possa sorgere una certa impasse Istituzionale, fra le due Camere, o fra la stessa compagine di Governo, garantendo una maggiore agibilità di azione, differenziando appunto i ruoli fra attività di Partito e attività di Governo.

Se questo è vero, allora, io credo, per tornare in Italia, che Salvini, Meloni e Tajani dovrebbero lasciare la carica di Segretario Politico dei rispettivi Partiti, perché questi possano svolgere, al meglio, la loro consueta attività, nei centri vitali della società, intrattenendo quel legame vitale fra cittadini e Istituzioni, fra cittadini e Politica attiva nei vari territori, ascoltando i loro bisogni per poi riportarli nelle giuste sedi Istituzionali.

Naturalmente, a parte il Premier, gli altri due, potrebbero optare per la carica di Partito, anche per evitare che dal suo stesso seno nascano pericolose formazioni concorrenti, come ad esempio sta accadendo col Generale Roberto Vannacci, che sta guidando un proprio Movimento, in antitesi alla Lega.

E seppure oggi Fratelli d'Italia gode di un vento favorevole in termini di consenso, a breve, potrebbe emergere, anche per il Partito della Meloni, la necessità di legittimare con un Congresso Nazionale, il ruolo di Arianna Meloni, che oggi appare relativamente poco nel dibattito Politico, e, ha solo il ruolo di Capo della Segreteria Politica e del Tesseramento, non un vero e proprio Segretario Nazionale insomma.

In tal senso appare utile riprendere la tradizionale modalità d'azione in uso nella cosiddetta Prima Repubblica, ove, nelle formazioni del Pentapartito, i vari Spadolini, Craxi e Forlani, una volta divenuti Premier di Governo, lasciavano la loro carica interna ad altri autorevoli esponenti del loro stesso Partito.

Certo, forse in quel caso vi era una certa abbondanza di dirigenti Politici, cosa oggi meno evidente, vista la accertata poca levatura di molti attuali esponenti di Partito, purtuttavia, io, credo, che tale nodo sia ormai da sciogliere, procedendo nella direzione data dagli esempi Europei.

In fondo Leader si può anche diventare, studiando e facendo esperienza sul campo, e chissà che altri Martelli, Visentini, Martinazzoli etc, possano emergere, ed assolvere con capacità ad un compito, spesso sottovalutato, e, che invece, potrebbe rappresentare uno dei modi per superare l'attuale inconfutabile crisi del modello di Partito, e, nello stesso tempo, aiutare a ripristinare quell'indispensabile legame fra cittadini e Politica.

Occorre insomma ripristinare la fiducia fra elettori ed eletti solo così, forse, le urne resteranno meno vuote.

#sebastianoarcoraci#noaileaderpigliatutto#











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